Secondo L’Istat più del 50% dei bambini e dei ragazzi è stato coinvolto in modo diretto o indiretto, in episodi di bullismo. Nelle vittime si registrano spesso reazioni di grave disagio psicologico, che in classe possono comportare difficoltà di apprendimento e relazionali, fino a sfociare nell’abbandono scolastico. La cronaca ha purtroppo anche registrato casi di suicidio e tentato suicidio tra le vittime di bullismo. Conseguenze possono esserci anche tra i bulli, che possono sviluppare dapprima bassa tolleranza alle frustrazioni, difficoltà nel controllo delle pulsioni e nel rispetto delle regole, scarsa empatia fino a strutturare una dissocialità cronica. Il fenomeno non è però facilmente e definitivamente inquadrabile poiché soggetto ad una continua evoluzione per effetto del crescente rapporto tra i giovanissimi le nuove tecnologie della comunicazione, che rendono sempre più sottile la distinzione tra la vita reale e quella virtuale. Le relazioni che i ragazzi vivono online, attraverso i social network e le applicazioni di messaggistica per smartphone, influenzano il loro modo di comportarsi offline e viceversa. Questo aspetto è cruciale per comprendere il cyberbullismo, ovvero lo spostamento degli attacchi dei bulli dal contesto scolastico al web, dove possono divenire imprevedibili e virali.
Risulta dunque evidente la necessità che i ragazzi in primis, ma anche i loro docenti e genitori divengano pienamente consapevoli delle dinamiche e delle dimensioni del bullismo per imparare a riconoscerlo, ascoltarlo, contrastarlo e prevenirlo efficacemente.